casa
Ces petits riens

Dove era la mia Casa?

Ho sempre trovato difficile dare una definizione a questa parola: «Casa».
Ho sentito spesso che «casa» è un posto sicuro ed accogliente in cui sentirsi protetti, ma per me è sempre stato più complicato di così.
Quelle pareti erano una prigione, quelle porte sbattute bombe che esplodevano e tutto intorno un campo minato ancora attivo, in cui rischiavo di fare un passo falso e allora sarebbe stato troppo tardi.

Ho provato quindi a fuggire in una nuova città sperando, invano, di trovare qualcosa che assomigliasse a quel luogo sicuro tanto desiderato.
Dove era la mia Casa?
Ma aveva ragione Seneca quando scriveva «[…] devi cambiare d’animo, non di cielo».
Ed aveva ragione anche Socrate, nei cui scritti si legge: «perché ti stupisci se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso?».

A cosa mi serviva quindi cambiare posto se poi l’angoscia me la portavo dentro?

La fuga mi è sempre sembrata l’unica via.
Ed io invece avrei tanto voluto fermarmi e fare il punto della situazione, escogitare un piano insomma.
Ma sembrava come se tutte le cose brutte mi perseguitassero, travolgendomi e sballottandomi continuamente, impedendomi di essere felice.

E continuavo a fare scelte sbagliate, a fuggire e scappare e cadere, a mettere km tra me e quel posto infestato da fantasmi.

Ed anche ora, quando raramente devo rientrare in quella che dovrebbe essere la mia casa, ma non lo è mai stata, mi sento a disagio.
Lì dentro sono il perfetto esempio di un pesce fuor d’acqua: io annaspo sempre.

Questa non è una storia a lieto fine perché non ho mai trovato una soluzione.
Ho semplicemente e tristemente smesso di affannarmi a cercare una Casa.
E fa un male cane a pensarci, ma non ho bisogno di quel tetto sopra la testa per sentirmi accolta ed al sicuro.

Ho anzi scoperto che alcune porte non ti proteggono ma ti imprigionano, se quello da cui scappi è chiuso vicino a te.
Che ci sono telefonate e parole che sanno fare bene e ti scaldano comunque il cuore.
Ho anche scoperto che certi amici sono la famiglia che ti scegli e che un viaggio o una nuova città possono essere splendide avventure e non per forza delle fughe.

Non ho ancora un piano, ma finalmente ho smesso di scappare.

A volte un po’ ci spero ancora ad un miracolo, ma poi mi vengono in mente queste parole di Cime tempestose, e so che alcune cose non cambieranno mai purtroppo.

casa cime tempestose

Che io adatto alla mia situazione e traduco con:

«Fanculo a chi abita in case belle fuori, ma vuote dentro».

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