Ces petits riens

L’importanza delle parole.

«(…) Se vogliamo rispettare noi stessi,
come individui appartenenti al genere umano,
dovremmo rispettare le parole che usiamo:
vuol dire riconoscerne il peso, il valore, la potenza,
intesa come capacità sia di costruire,
sia di distruggere».
– Rosy Russo

 

Il 29 Gennaio 2019, l’inserto Buone Notizie del Corriere della Sera ha ospitato un intervento che ha catturato la mia attenzione e di cui avete appena letto uno stralcio.
L’autrice è Rosy Russo, fondatrice e presidentessa dell’associazione Paole O_stili, ed è proprio da qui che vorrei partire per una riflessione.

Quanto contano per voi le parole?
Per me davvero tanto.
Senza parole non esisterebbe questo blog ad esempio, ed anche ora che scrivo mi rendo conto di quante volte io cancelli un paragrafo e cerchi sempre le parole più adatte, per farvi arrivare i miei pensieri in modo chiaro e senza fraintendimenti.
Ho deciso quindi di mettermi dalla parte di chi crede ancora che le parole possano unire le persone.

Ma allora mi chiedo: perché è così difficile dare il giusto peso alle parole?
Perché non si conta più fino a 10 (sarebbe meglio anche fino a 100) prima di aprire la bocca, scrivere un messaggio o commentare sui social?
Tutti che sanno tutto, sempre esperti in ogni campo e pronti a sentenziare su qualunque cosa, pur di lasciare il loro prezioso ed indispensabile contributo.
E giù ad insultare il prossimo, ad usare le parole nel modo peggiore che ci sia.

Per distruggere quando si potrebbe invece costruire.

E stupide allora sono le persone che hanno il buon senso di dire «questa cosa non la so, magari potrei chiedere a chi ne sa più di me.
Magari potrei perfino imparare qualcosa, se solo ascoltassi».

Sacrilegio.

Ascoltare e non, badate bene, semplicemente sentire.
La differenza se vi fermate un attimo a riflettere, è davvero abissale.
E per prendere la strada giusta, non posso che pensare alla voce potente di Giorgia, che cantava che “anche i silenzi sai, hanno parole”.
In silenzio, si sa, si ascolta meglio.

Ma perché quindi restare zitti al giorno d’oggi è così terribile?
Perché ci si ostina a seguire anche le persone che non ci piacciono ma commentando ogni loro azione, spesso con parole orribili?

Ho tante domande e poche risposte e questo, lo ammetto, mi spaventa.

Ma ho capito che la paura non fa altro che peggiorare le cose e mi sono resa conto anche di un’altra grande verità: non serve lamentarsi ma bisogna rimboccarsi le maniche e non smettere di provarci.
In tanti prima di me lo hanno già fatto e tanti lo faranno ancora: parleranno dell’importanza delle parole.

Se continuiamo però sempre a pensare che sarà qualcun altro a fare il primo passo, rimarremo di fatto fermi.
E se invece iniziassimo a pensare che anche un piccolo gesto – per quanto all’apparenza insignificante – potesse cambiare tutto?

Un passo alla volta, una parola alla volta.

Così probabilmente, se io non avessi scritto tutto questo, qualcuno si sarebbe perso le parole di R. Russo.
E magari quindi qualcun altro non avrebbe mai sentito parlare di Parole O’stili e del loro fantastico lavoro con il “manifesto della comunicazione non ostile” (se ancora non lo avete letto, ve la lascio qui sotto: tutti dovremmo farne tesoro e diffonderlo!)

 

Manifesto della comunicazione non ostile © Parole O_stili

 

Perché secondo me in fondo, le parole raccontano storie e le storie raccontano chi siamo.

E magari allora è proprio da qui che tutto ha inizio.
Dobbiamo capire chi vogliamo essere.

 

SHARING IS CARING

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