Caro 2020 sono una crisi, possiamo conoscerci?
Il termine “crisi” deriva dal verbo greco “κρίνω” (pronuncia: krino), usato in origine per riferirsi al momento finale della trebbiatura, quando si separava cioè la granella del frumento dalla paglia.
Indicava quindi quella distinzione tra la parte buona da tenere e quella da scartare.
Da qui il significato di “separare, scegliere, distinguere” ed innumerevoli altri, e chi ha studiato greco può ricordare l’ansia di leggere intere colonne per cercare quello più adatto per la versione.
E poi sbagliare miseramente.
Solo in riferimento all’ambito medico gli si attribuisce anche il significato di “giungere alla fase critica“.
Ma perché nel tempo questa incredibile varietà semantica e questo riferimento a due parti di qualcosa si sono persi, facendo emergere una connotazione esclusivamente negativa del termine?
Caro 2020 sono una crisi, possiamo conoscerci?
Se ripenso a queste parole un po’ sorrido.
Mi sembra passata letteralmente un’altra vita, come se lo scorrere del tempo in questi ultimi 12 mesi avesse scelto un ritmo senza regole, lento ma anche veloce.
Come se gli eventi che si verificano in 10 anni avessero deciso di condensarsi tutti in questo assurdo anno, si fossero tutti sfregati le mani soddisfatti e avessero detto: iniziamo!
LA CRISI DELLA FARINA/LIEVITO
Anche nota come “molla-l’ultimo-pacco-di-farina/lievito-che-devo-fare-la-pizza”, ha fatto emergere ulteriormente in questo 2020 l’egoismo della gente.
Perché ammettiamolo: 10 kg di farina ti servono solo se devi fare i pancake a tutta la famiglia Weasley.
Altrimenti sei stronzo e basta.
LA CRISI DEL NIDO D’AMORE
Quando ci siamo trasferiti a Roma, in un susseguirsi di tuguri spacciati come “palazzi d’epoca”, con il mio compagno abbiamo trovato quella che sarebbe stata la nostra casa per i successivi due anni. La casa in questione era di 50m² e ci sembrava perfetta per le nostre esigenze del momento.
“Tanto tra lavoro e master a casa ci stiamo pochissimo“, c’eravamo detti.
Marzo 2020: lockdown.
Direi che possiamo calare il sipario.
LA CRISI DEL TRASLOCO
Le carte si sono rimescolate, è arrivata all’improvviso un’offerta di lavoro ed abbiamo iniziato ad organizzare il trasloco che ci avrebbe riportati a Lecce.
Ora, già traslocare è notoriamente un’impresa non da poco.
Organizzarne uno in piena pandemia non è proprio una genialata e vi risparmio in questa sede i dettagli.
E poi in fondo “quante cose potremo mai aver accumulato in una casa così piccola in due anni“?
Indovinate?
LA CRISI DELLA PAURA
Lo ammetto, non ho mai avuto così tanta paura come nel 2020.
Per me, che non ho mai goduto di una salute di ferro tra crisi di asma ed allergie che non sembrano andare proprio d’accordo con un virus che attacca le vie respiratorie.
E per le persone a cui tengo e sono sparpagliate per l’Italia, per gli amici e i parenti che lavorano in ospedale e per tutti coloro che in prima linea continuano a lottare contro questo virus.
Ho paura per la cattiveria della gente e la stupidità dilagante, per il menefreghismo e per la disinformazione.
Ho paura praticamente di un sacco di cose che però ci sono sempre state, il 2020 in fondo centra poco.
Ma quando sei di fronte ad una crisi di tale portata i dubbi sono tanti e l’ignoto si sa fa sempre paura.
LA CRISI ESISTENZIALE
E alla fine dato il periodo particolarmente tranquillo mi sono detta: perché non buttarci dentro anche una bella crisi esistenziale, eh?
In questi ultimi mesi del 2020 ho finalmente trovato il coraggio per prendere buona parte della mia vita, impacchettarla e buttarla via. C’erano alcune cose che non mi rendevano felice e che mi opprimevano e finalmente ho smesso di rimandare in attesa che arrivasse il momento giusto, che se non te lo crei da solo a volte non arriva mai.
Nel corso della mia vita di crisi concrete ne ho vissute davvero tante: alcune mi hanno spezzato lasciandomi solo distrutta, da altre ho saputo vedere tempo dopo un punto di partenza.
Avrei fatto a meno di alcune?
Direi di sì, ma di questo anno assurdo-bello-brutto-indimenticabile-snervante-diverso ho deciso di voler vedere soprattuto l’altro lato della medaglia.
Di tornare alle origini del termine “crisi” e soffermarmi questa volta sugli altri suoi significati.
So che le cose non cambieranno semplicemente voltando pagina al calendario ma quando si giunge alla fase critica, di solito si può solo risalire.
E per questo voglio impegnarmi per avere la possibilità di scegliere, di risolvere i problemi che arriveranno (perché ci saranno) ed essere in grado di vincerli e per continuare ad essere curiosa ed interrogarmi, chiedere e domandare quando non so qualcosa.
E non lo so se tutto questo ha senso per qualcun altro o solo per me.
Ma voglio chiudere il 2020 con queste parole tratte dal libro “Il mondo come io lo vedo” del 1931.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni,
perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere “superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà,
violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.
Senza crisi non ci sono sfide,
senza sfide la vita è una routine,
una lenta agonia.
Senza crisi non c’è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno,
perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla,
e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.
– Albert Einstein
Buone ultime ore di questo 2020.
Take care 🙂
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